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28 Ago 2020

Caro TuttoMeritoMio, ti scrivo: Il Binario 9 e ¾

Caro TuttoMeritoMio, ti scrivo: Il Binario 9 e ¾

Siamo arrivati al terzo appuntamento con il Diario del programma TuttoMeritoMio. In questa occasione ci occuperemo di introdurre un’altra importante attività digitale del progetto: il Binario 9 e ¾. Pensato per arricchire e stimolare le riflessioni dei partecipanti sulle tematiche d’attualità, il Binario è diventato uno dei momenti cruciali del progetto di tutoring di TMM. A partire da oggi, ogni mese vi offriremo una panoramica sui commenti dei nostri ragazzi e sulle proposte che più li hanno interessati.

Binario 9 e ¾: la capacità di stravolgere la prospettiva

Un po’ tutti noi ricordiamo la celebre scena in cui Harry Potter scopre che il proprio binario, il 9 e ¾ per l’appunto, è invisibile. O, meglio, è visibile, ma per trovarlo è necessario ribaltare la prospettiva comune e spingersi oltre rispetto a ciò che semplicemente ci è dato vedere. Ed è proprio sulla scia di questa suggestione, che i tutor di TMM hanno deciso di creare questo scambio continuo con i ragazzi. Ma entriamo nel vivo.

Di cosa parliamo, quando parliamo di Binario 9 e ¾? All’interno della piattaforma virtuale WeSchool, i nostri partecipanti ricevono un file con all’interno alcuni articoli di giornali importanti, scritti da firme autorevoli e stimolanti. Dopo aver letto tutti i contenuti proposti, sono chiamati a scegliere quello che più è stato in grado di colpirli e commentarlo. L’intento non è semplicemente quello di esprimere una preferenza rispetto a un tema o di mostrare la piena comprensione di un brano, ma è anche quello di spingersi oltre, di allargare i propri orizzonti. Di raggiungere il proprio binario, superando ciò che tutti possono vedere. 

Nell’appuntamento di oggi, ci concentreremo su due articoli contenuti all’interno del Binario di Maggio. Entrambi sono stati molto amati dai ragazzi e hanno alimentato delle riflessioni notevoli e suggestive.

Il primo è “Ci hanno ucciso molte volte, succederà ancora” di Marco Bruna (La Lettura, Il Corriere della Sera), dedicato alle condizioni dei nativi americani durante l’emergenza coronavirus; il secondo si intitola “Dopo la peste torneremo ad essere umani” del celebre scrittore israeliano David Grossman (Corriere della Sera), dove l’autore apre una riflessione sul futuro che ci attende dopo la pandemia.

Le riflessioni dei nostri ragazzi

Come abbiamo già raccontato nella prima pagina di questo Diario, i mesi di emergenza sanitaria che abbiamo vissuto di recente hanno profondamente interrogato i partecipanti al programma. Allo stesso modo, anche questi articoli hanno dato origine a riflessioni molto potenti su quello che è lo scenario internazionale e soprattutto su quelle che saranno le possibilità che ci attendono.

Ho scelto di leggere l’articolo “Ci hanno ucciso molte volte, succederà ancora” perché mi ha colpito fin da subito il titolo, molto diretto. Ad inizio quarantena tutti pensavamo che il covid ci avesse messo in una situazione di parità ma non è affatto così, perché le popolazioni indigene non hanno la possibilità di lavarsi le mani costantemente e nemmeno di mettersi in isolamento.
M.

Molti ragazzi, partendo dalle riflessioni dello scrittore nativo Tommy Orange contenute nel primo brano, hanno individuato il carattere non “egualitario” di questo virus.

Le piccole tribù delle Americhe, di cui si parlava nell’articolo, o gli abitanti delle favelas cosa o chi sono? Le difficoltà sanitarie di molti stati nascono proprio perché moltissimi luoghi non vengono messi in sicurezza e ci sono famiglie costrette a vivere in pochi metri quadrati ammassati gli uni sugli altri. Questo non è giusto. Ci sono padri e madri che hanno dovuto affrontare il virus andando a lavorare a scapito dei propri figli perché di fronte a un bivio: stare a casa e morire di fame o andare a lavoro col rischio di riscontrare il Covid-19? A queste persone nessuno ha dato una possibilità di scelta.
M.

Se è vero difatti che il virus può colpire chiunque, è anche vero che non colpisce chiunque allo stesso modo. Alcune fasce più deboli della popolazione non hanno accesso alle stesse tutele sanitarie. 

Il mondo come lo conosciamo oggi è caratterizzato da numerosissime situazioni simili, che con il virus non hanno fatto altro che peggiorare, evidenziando una realtà che purtroppo non è mai stata equa per molti. È un mondo che spaventa e di cui soprattutto noi giovani dovremo portare il peso. Ma siamo proprio noi alla base del cambiamento, attraverso l’informazione e la continua perseveranza, affinché l’uguaglianza, che non dovrebbe essere un “lusso” di nessuno, divenga un bene per tutti.
G.

Inoltre, i nostri ragazzi hanno saputo intravedere un potenziale in questo stato di metamorfosi del quotidiano. Partendo dalle parole di Grossman, hanno raccontato la propria prospettiva sul futuro.

Spesso non viene considerato l’enorme potenziale positivo di questa situazione che, per quanto terribile possa essere, potrebbe permettere alla civiltà umana di risorgere: non commettendo nuovamente i propri errori, trasformando le differenze in ricchezza, collaborando concretamente per il bene dell’umanità e del pianeta senza seguire la logica del profitto e del potere.
A.

Ognuno di noi ha sfruttato il suo tempo in modo diverso: c’è chi ha riscoperto una parte di sé che aveva trascurato, c’è chi ha trovato una nuova passione o recuperato una che già aveva, ma c’è anche chi si è lasciato corrodere dalla negatività e dall’amarezza di questo periodo. Ritrovare una stabilità e un equilibrio non è stato semplice per nessuno, ma c’è sicuramente stato un elemento in comune che ha aiutato ognuno di noi.
C.

Un dettaglio prezioso: alcuni partecipanti hanno fatto partire le proprie considerazioni sul futuro partendo da autori del passato. Questo ci racconta come e quanto sia importante, nonché proficuo, stimolare un dialogo tra epoche, culture e narrazioni. 

Questo discorso mi fa pensare a una delle operette morali di Leopardi che da poco ho studiato con la mia classe, “Dialogo della Natura e di un islandese” in cui si capisce come alla Natura non interessi niente di noi esseri umani, non ci conosce neanche. Il punto è proprio questo, se continuiamo su questa strada saremo probabilmente solo noi a rimetterci e scomparire ma la Terra continuerà il suo corso diventando sempre più bella e rigogliosa perché noi le avremo lasciato il posto.
M.

In questo periodo abbiamo finalmente riscoperto vera e attuale la lezione dei poeti e degli artisti romantici che attribuivano all’immaginazione un valore fondamentale e centrale dell’esistenza umana. Ora più che mai, la frase “imagination is the only weapon against reality” ci appare piena di significato.
C.

Le parole dei nostri ragazzi offrono sempre una visione di speranza e di possibilità, anche dinanzi alle sfide più dure.  Sembra quasi di poter sentire il celebre motto del filosofo francese Gilles Deleuze: “un po’ di possibile, sennò soffoco”.