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    TuttoMeritoMioNews

    5 Mag 2022

Caro #TuttoMeritoMio, ti scrivo: siamo una società di disadattati?

Questa pagina del Diario di #TuttoMeritoMio è dedicata al futuro. Alla nostra società, alle mutazioni del presente e all’urgenza di ripensare la nostra presenza nel mondo. A partire da uno degli articoli più amati dell’ultimo Binario 9 e ¾, “Che società di disadattati” di Mario Ceruti, ripercorriamo le riflessioni profonde e lungimiranti dei nostri partecipanti. Scopriamole insieme. 

L’antropocene, il futuro e l’umanità: l’articolo di Mario Ceruti

Viviamo nell’antropocene, una nuova era nella storia della Terra, dove la specie umana è diventata una potenza assimilabile alle grandi forze della natura. Ed è capace di un radicale impatto trasformativo sull’intero sistema planetario. Anche se le complessità del presente necessiterebbero di nuovi approcci, nuovi schemi e nuove etiche, la popolazione sembra incapace di svincolarsi dallo stesso pattern politico, economico e sociale dei secoli precedenti. 

Nell’articolo il tema centrale che viene affrontato è quello della “distanza” fra lo stile di vita dell’uomo e la Terra. L’uomo vive molto “sopra le righe”, sfruttando la Terra in un modo talmente intensivo che prima o poi si arriverà ad un punto di non ritorno. Oramai i concetti di sfruttamento dell’ambiente, inquinamento, scarsità, calamità sono talmente tanto all’ordine del giorno da essere quasi concetti “di routine” che non ci scalfiscono più di tanto. Molto spesso chiudiamo gli occhi di fronte a catastrofi naturali di grandissime dimensioni, quando in realtà meriterebbero l’attenzione di ogni persona presente su questo mondo.

Simone S.

L’articolo di Mario Ceruti mostra come non sia più sostenibile adottare soluzioni e strutture lineari a un mondo governato dalla complessità. Anche ideologie, etiche ed economie basate sul concetto di utilità manifestano la propria limitatezza. Si pone come necessario ripensare il nesso tra solidarietà e umanità

Per questo si evidenzia l’urgente necessità di una nuova cultura, la “cultura della complessità”, che metta per l’appunto le complessità al centro del sistema. L’importanza delle interazioni, delle relazioni sociali e la necessità di analizzare e rendersi conto delle conseguenze che le nostre azioni hanno sulla vita delle altre persone sono elementi a cui bisognerebbe accordare più attenzione. Diventa sempre più urgente e necessario trovare un compromesso tra l’interesse personale e gli effetti sulla vita degli altri.

Ana Maria N.

“Una società di disadattati”: le riflessioni dei nostri studenti e delle nostre studentesse 

Il titolo dell’articolo di Ceruti è diretto e provocatorio. Cosa significa, dunque, essere disadattati? In cosa consiste il nostro disadattamento? Lo sfasamento temporale che permea lo status attuale della società è dettato dall’incapacità di trasformare e adattare il dna della nostra presenza sulla Terra in modo da riplasmare il nostro rapporto con quest’ultima attraverso modalità più funzionali e sostenibili. 

Su una cosa però mi voglio soffermare: come afferma anche l’articolo, ci sentiamo sia inermi che padroni del mondo. Siamo stati capaci di provocare delle catastrofi così grandi, però non facciamo niente per porvi rimedio. L’autore evidenzia la necessità di rifondare completamente il sistema economico-politico-sociale del mondo, in modo da poter rispettare sia la Terra che tutte le persone che vivono su di essa. Confido però nella mia generazione, che ha dimostrato più volte di essere vicina ai problemi della società e del mondo: adesso è il momento di giocare la partita finale,di vedere se davvero siamo adatti a vivere su questo pianeta oppure siamo destinati a convivere (o sopravvivere) con le catastrofi.

Simone S. 

Pur sentendo che il peso della tecnica, delle tecnologie e delle catastrofi sia al di là della nostra portata, come singoli e come collettività, l’unica soluzione è non rifugiarsi nella passività. Quest’ultima porta all’inattività e al rifiuto della responsabilità sociale. Ovvero a uno scollamento civile tra uomo e natura. 

È importante capire quanto il futuro del nostro pianeta dipenda dalle nostre mani, dalle scelte che ognuno di noi compie e di un cambiamento che è inevitabile e che va affrontato con la serietà che merita. La politica, la società, si devono evolvere e sviluppare nuovi approcci per non ricommettere gli errori del passato che ci hanno portato alla situazione attuale. Sta a coloro che prendono le grandi decisioni attuare i grandi cambiamenti, ma sta anche a ognuno di noi prendere quelle apparentemente piccole decisioni, che però contribuiranno al grande cambiamento che deve avvenire per assicurarci di averlo, un futuro.

Giorgia S.

E anche tra uomo e uomo, riscoprendo che l’unione, la solidarietà e l’altruismo non sono portatrici di debolezza in ambito socio-economico, ma sono vere e proprie risorse. 

Considerare ogni persona come parte integrante della nostra vita, come un anello che ci lega l’un l’altro, può rimetterci sui nostri passi, sulle nostre abitudini, sui nostri pensieri, sulle nostre parole, sulle nostre scelte, ma soprattutto su chi vogliamo essere per gli altri.

Matteo Q. M. 

L’ignoto e la complessità non devono spaventare le generazioni future. L’avvenire è una sfida aperta, che ci ha già mostrato l’urgenza di una nuova consapevolezza. È tempo di esplorare, progettare, innovare. O, per dirla con le parole dell’autore Mario Ceruti

“Resta da sapere, da scoprire, da esplorare, non solamente dove e quando saremo d’ora in poi collocati, ma chi siamo, quale genere di esseri umani e quale tipo di cittadini siamo. Questo, naturalmente, l’antropocene non lo dice. In ogni caso, non siamo più persi. Siamo atterrati. Resta da trovare il nostro posto e decidere con chi vogliamo vivere”


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