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    TuttoMeritoMioNews

    29 Apr 2021

Caro TuttoMeritoMio, ti scrivo: l’utilità dell’inutilità

Passano i mesi, ma la classe virtuale di WeSchool continua ad essere attraversata da profonde riflessioni e attenti scambi di idee. L’uscita del terzo Binario 9 e ¾ Destinazione Young ha permesso ai partecipanti di interrogarsi sull’apparente inutilità delle discipline umanistiche. Scopriamo di più a partire dalle parole dei nostri studenti.

Dentro la caverna di Platone: una storia di liberazione

L’articolo più amato e commentato dagli studenti di #TuttoMeritoMio racconta una storia di liberazione. La penna dello scrittore americano Earl Shorris ha accompagnato i partecipanti nella scoperta dell’esperimento sociale da lui condotto a New York negli anni Novanta: insegnare i classici della filosofia a giovani che avevano abbandonato la scuola e vivevano sotto la soglia di povertà. La narrazione mostra lo sviluppo del programma di Shorris e le intuizioni da lui ricavate nel confronto con Viniece Walker, una detenuta che in prigione aveva approfondito lo studio della filosofia e della psicologia.

“Manca qualcosa”, disse lei, adagiandosi all’indietro nella sedia con un’aria di superiorità. Il viaggio in macchina era stato lungo, la giornata era calda, l’aria nella stanza era stantia e umida. “Ah sì?”, dissi. “E che sarebbe?”. “L’allegoria della caverna di Platone. Come fai a insegnare filosofia ai poveri senza l’allegoria della caverna? Il ghetto è la caverna. L’istruzione è la luce. Questo, i poveri lo capiscono”.  

L’idea alla base dell’esperimento è quella per la quale il contatto con discipline di stampo umanistico, seppur non orientate al raggiungimento di obiettivi meccanicamente pratici, aiutano l’evoluzione del pensiero e la comprensione della vita politica. Da queste attività nasce la possibilità di riscatto sociale e di arricchimento dell’esistenza

La letteratura è davvero inutile?

Il secondo articolo più amato e commentato dagli studenti del programma si intreccia perfettamente con la storia di Shorris. È una riflessione sulla presunta inutilità della letteratura, sul suo ruolo e sulle finalità che assume nella vita dei lettori e della società intera. 

La letteratura si pone in netto contrasto con questo modo di vivere: non è veloce, non è nozionistica, non è immediata. Non si legge un romanzo per capire come aggiustare il tubo rotto del bagno, né per sapere come orientarsi quando ci si perde in una città straniera, né per imparare a gestire il personale di una fabbrica. (…) Un romanzo, un racconto, una poesia, un poema, hanno il grande merito di darti dei punti di vista diversi dal tuo.

A partire dalla scelta dei nostri partecipanti, sempre più stimolati e stimolanti all’interno delle attività di mentoring, si evince l’importanza della formazione e della crescita personale. La capacità di nutrire la propria interiorità come via per raggiungere i propri obiettivi: avere cura di sé, del proprio mondo. Questo è il vero lusso che può cambiare la vita delle persone.

L’importanza dell’inutilità: le riflessioni dei nostri studenti

Dai commenti presenti nella classe virtuale emergono le intuizioni e le sensibilità dei ragazzi di #TuttoMeritoMio, sempre più stimolati e stimolanti all’interno delle attività di mentoring online. Queste ultime mirano proprio a quell’ampliamento degli orizzonti che è in grado di far fiorire la crescita individuale e collettiva. Nelle loro riflessioni si riscopre la profondità della comprensione legata alle tematiche della disparità economica e della discriminazione sociale.

La parte che più mi ha colpito è stata la riflessione sull’etica che avviene fra Abel, uno dei ragazzi inseriti nel programma, e lo scrittore. Parlando della droga il giovane spiega che spesso diventare spacciatori è una scelta obbligata, e che pur sapendo che vendere droga è sbagliato se non si vuole far morire di fame i propri cari non si ha scelta. A questo punto per capire quale comportamento sia moralmente più giusto si ricorre alla morale kantiana. (…) Viene dunque spontaneo riflettere su quanto una scelta che appare egoista possa essere fatta da persone non realmente egoiste, ma semplicemente disperate. Le gravi condizioni in cui questi ragazzi sono costretti a vivere li portano a compiere scelte apparentemente sbagliate, ma che se osservate da vicino si rivelano più che comprensibili. 

F. F.  

Oltre alle conoscenze occorre il confronto; la scuola dovrebbe essere “la palestra delle opinioni”, il luogo dove i pensieri s’incontrano e, confrontandosi, si sviluppano creando nuovi pensieri. (…) Certo la scuola deve fornire le competenze tecnico-scientifiche-umanistiche per poter svolgere il nostro futuro lavoro, ma dovrebbe formare anche persone capaci di confrontarsi, sviluppare pensieri e opinioni, allargare i propri confini mentali per accogliere tutte le diversità; un pensiero in grado di agire per migliorare la propria vita e in sinergia con gli altri portare questo miglioramento nella società in cui viviamo.

E. M.

E nel rapporto con l’interiorità si costruiscono le basi per il miglioramento della vita collettiva, per la creazione di una società migliore.

Leggere inoltre, come dice anche Martina Greco, è un modo per imparare, per conoscere meglio le varie epoche storiche e la psiche umana, ma non solo, ci permette di capire come nel tempo le cose sono cambiate sotto vari punti di vista, ci apre al mente. Insegnare la letteratura a scuola è un modo per creare una generazione futura più preparata ad affrontare il mondo; a mio parere però imporre a dei ragazzi di leggere un libro in breve periodo di tempo li allontana ancora di più dalla lettura, essa ha bisogno di tempo, di momenti di pausa per riflettere ed elaborare un proprio pensiero. Condivido molto il pensiero finale che fa la scrittrice: “Leggere dunque non è un’attività inutile, un vizio per persone che hanno tempo da perdere, ma uno degli strumenti principali per costruire una società migliore”. 

M. S.

Un’altra cosa che trovo sensazionale è il poter trovare nei libri o negli scritti di altri i propri sentimenti perfettamente descritti. Questo ci permette di dare un nome alle nostre emozioni e di comprenderle meglio. Un esempio che mi viene in mente è “La dame aux camelias” di A. Dumas fils, che descrive perfettamente le fasi di realizzazione e di accettazione del lutto di una persona cara. Penso che in un mondo in cui non siamo più abituati ad ascoltare le nostre emozioni e soprattutto ad esternarle, sia importante mantenere il contatto con chi prima di noi è riuscito a farlo. Adesso è considerato utile solo ciò che porta un guadagno tangibile e l’interiorità dell’uomo è trascurabile o da nascondere. Io sono una persona sensibile e profonda e la letteratura è il mio mondo.

V. F.

La ricerca della conoscenza, l’allenamento del pensiero, la scoperta dei mondi letterari sono tutte attività che estendono il valore della vita, che rendono pronte le persone a viverla sempre a pieno, quasi come se ogni istante stessero intensamente cominciando a vivere.

Un po’ come scriveva Fëdor Michajlovič Dostoevskij in un album di ricordi per Ol’ga Aleksandrovna Kozlova:

“Nonostante tutto quello che ho perduto, la vita mi piace moltissimo: mi piace la vita per la vita e, sono serio, mi preparo, ogni momento a cominciarla, la mia vita”.


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