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29 Ott 2020

Dalla parte dei tutor: intervista a Sonia Montegiove

Dalla parte dei tutor: intervista a Sonia Montegiove

Siamo arrivati al secondo appuntamento con le interviste ai tutor di #TuttoMeritoMio, il programma promosso da Fondazione CR Firenze e Intesa San Paolo, con la collaborazione della Fondazione Golinelli di Bologna. Oggi vi raccontiamo la nostra conversazione con la tutor Sonia Montegiove.

Essere una tutor #TuttoMeritoMio

Dopo aver parlato con Gianmarco Ghetti, abbiamo avuto il piacere di dialogare con Sonia Montegiove, analista programmatrice, formatrice e consigliera presso l’Ordine dei Giornalisti Umbria. Le abbiamo chiesto quali sono state le sue impressioni sul progetto e sui suoi partecipanti.

“Personalmente credo che #TuttoMeritoMio sia un progetto mirato, ben curato. Un investimento ben utilizzato. E spero vivamente che possa essere conosciuto, apprezzato e, perché no, anche replicato. 

E se ricordava un aneddoto importante da raccontarci, tratto dalla sua attività di tutoring. 

“Un aneddoto a cui sono molto legata riguarda una conversazione privata con una ragazza appena iscritta alla facoltà di informatica. Abbiamo potuto confrontarci, dialogare e dissipare così perplessità e dubbi. Parte del nostro compito di tutor è anche sostenere ed incoraggiare. Aiutare concretamente durante il loro percorso.” 

La palestra del coding

Ci siamo poi focalizzati sulla Palestra del Coding, l’attività pensata da Sonia per avvicinare i ragazzi all’arte della programmazione. 

“Sin da subito abbiamo visto il talento di questi ragazzi, così abbiamo proposto loro vari temi di approfondimento. Io mi occupo di informatica, così ho proposto la palestra del coding, un modo per introdurre o approfondire la programmazione. Abbiamo ricevuto molte adesioni, la maggior parte erano da parte di ragazze dal background umanistico, incuriosite da un percorso apparentemente lontano rispetto ai propri studi. 

E sui possibili sviluppi del progetto.

Abbiamo deciso di potenziare la dinamica del gruppo, il lavoro in team. Così con i ragazzi progetteremo un chatbot per Telegram in grado di inviare automaticamente le schede di Una Parola al giorno (link), con annessa anche la traduzione in un’altra lingua. Per realizzare tutto ciò, si è pensato alla creazione di un team transdisciplinare, che richiede una sinergia di competenze diversificate.

La Palestra del Coding ha suscitato così tanto interesse da dare vita ad altri incontri.

“Abbiamo visto la curiosità dei ragazzi. Per questo, sono stati organizzati degli incontri virtuali, delle “chiacchierate” su tematiche inerenti al mondo dell’intelligenza artificiale, dei software e del mondo digitale. Il primo era sul tema dell’open source, che ha attirato molte domande e iniziative da parte dei ragazzi. Il secondo, invece, era sull’importanza dei dati nel lavoro dell’informatico. 

Quando le donne programmano

Nella parte finale della nostra conversazione, si è esplorato un tema cruciale del lavoro di tutoring di Sonia: la parità di genere.

“Ho voluto lanciare una provocazione. Così tra i contenuti di approfondimento, ho proposto una riflessione sul linguaggio di genere, la quale ha dato vita a un dibattito interessante. Ci si è concentrati sul significato del termine parità. Una studentessa di #TuttoMeritoMio ha risposto che secondo lei parità significa avere accesso a qualcosa, in modo eguale. Questo spunto è stato molto interessante, si ricollega anche alla necessità di rendere accessibili alcuni campi del sapere ad entrambi i generi. 

In particolar modo ci si è concentrati sulla riflessione che unisce il problema della discriminazione di genere alla mancata presenza di rappresentanza femminile in alcuni lavori di tipo scientifico, come ad esempio proprio quello delle programmatrici.

“Questo discorso vale anche e soprattutto per la programmazione. Perché è importante che anche le donne programmino. Non è sano che a progettare i prodotti digitali, che sono di fatto quelli che stanno cambiando la vita delle persone, ci sia soltanto il 50% della popolazione mondiale. Questo si riflette sul punto di vista da cui partono i risultati finali della programmazione. C’è necessità di avere team misti. Un team misto difatti dà soluzioni più ricche. In questo modo si recupera il senso della diversità e della pluralità. Si tratta di un interesse collettivo, non di un problema privato: migliorerebbe l’intera società. Per questo è necessario lavorare con le ragazze e i ragazzi, che sono sensibili, attenti e rispettosi di questi temi.”