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    TuttoMeritoMioNews

    18 Dic 2020

Caro #TuttoMeritoMio ti scrivo: l’importanza di saper leggere il mondo

Nello scorso appuntamento con il Diario di #TuttoMeritoMio abbiamo ascoltato l’esperienza di chi ha ideato e progettato il Binario 9 e ¾ Direzione Young. A partire da questo incontro, molte sono state le riflessioni sul rapporto tra le nuove generazioni e l’importanza delle lettura.

Da qui, la domanda che accompagnerà questa nuova pagina di Diario: perché è ancora così importante per i giovani leggere?

Tutto merito della lettura: ai giovani piace ancora leggere

Dialogando con Raffaele Castagno e Marisandra Lizzi, abbiamo scoperto una verità piacevolmente controintuitiva: ai giovani piace ancora leggere. Difatti, sia la preferenza di inserti e articoli di giornali nella scelta dei contenuti da commentare sia l’interesse mostrato per la newsletter di Una Parola al Giorno dimostrano che le nuove generazioni non solo hanno interesse e passione, ma possono confrontarsi con stimoli impegnativi e pregni di significato.  

Questo, sempre secondo gli ospiti dello scorso Diario, deriva dal fatto che il problema non risiede nei più giovani, bensì nell’offerta che noi decidiamo di realizzare per loro. Nei metodi di fruizione, che devono adattarsi alle esigenze e ai cambiamenti della contemporaneità. Le piattaforme digitali, come le classi virtuali di WeSchool, se opportunamente curate, possono essere a tutti gli effetti il veicolo di promozione della cultura, della conoscenza e del pensiero critico. Perché sono parte del codice comportamentale del mondo attuale, che non vede più confini tra l’online e l’offline, ma al contrario necessità di un’integrazione sempre più funzionale delle due categorie. 

Perché leggere è importante

Come sottolineato in uno degli articoli più commentati del Binario 9 e ¾ Direzione Young (che è risultato essere anche il preferito di Raffaele), ovvero “1984: Il degrado della parola”, è importante avere cura delle parole. Perché parlare male, scrivere male, leggere male implicano l’impoverimento del pensiero. E l’incapacità di pensare bene rende gli esseri umani incapaci di saper interpretare il mondo nella sua complessità. 

Proprio per questi motivi, per tutelare il futuro, è necessario migliorare il rapporto dei ragazzi con le fonti scritte, con le grandi penne del mondo contemporaneo. E farlo attraverso delle metodologie che sia familiari alle nuove generazioni, che incontrino la loro percezione della realtà. Di questa progettualità, le classi virtuali di #TuttoMeritoMio sono state un laboratorio di sperimentazione aperta. E di scoperta continua. I partecipanti hanno dimostrato di avere capacità critiche e sensibilità sociale, in linea con le peculiarità della cosiddetta “generazione N”, la giovane generazione dei valori.

Attraverso le parole dei nostri ragazzi

Così vorremmo concludere questa pagina di Diario partendo proprio dalle parole di una delle partecipanti della prima edizione di #TuttoMeritoMio. Questo è un estratto del commento di G. alla postfazione della nuova traduzione di Nicola Giardini del romanzo orwelliano 1984.

“Un indiretto appello al presente, quello di Nicola Gardini, nel suo articolo “1984, il degrado della parola”, inevitabile, con Orwell come protagonista. Un autore che ha dato forma ad un’utopia non ancora anacronistica. 

La parola, il pensiero, la libertà, sono temi astorici, applicabili a qualsiasi realtà passata o futura. Ancora oggi esistono regimi repressivi come quelli da lui descritti e ancora oggi la libertà di parola viene lesa in molti Paesi. Con metodi diretti e violenti legittimati dallo Stato stesso, ma anche aggirando le norme di una democrazia ancora difesa, con la messa alla gogna, la svalutazione delle voci che si levano contrarie. C’è però differenza tra il silenzio e il degrado stilistico. 

La libertà è in pericolo quando il pensiero e la parola vengono zittiti, annullati. Nonostante il suo uso possa sembrarci superficiale, nonostante il messaggio possa non essere condiviso, la parola, finché è pronunciata, non perde mai la propria potenza. Anche la dialettica del Partito aveva una propria efficacia, provata dal potere che da essa era derivato. Il personaggio di O’Brien è interessante da questo punto di vista, perché non condivide il dizionario ristretto imposto ai cittadini, anzi, riesce a spacciarsi per un uomo di larghe vedute, un intellettuale che proprio per i suoi discorsi cattura l’attenzione e la fiducia di Winston. 

La parola, dunque, è debole, è carente solo quando non viene usata, quando cade nel silenzio.”


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