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    TuttoMeritoMioNews

    6 Set 2022

Caro #TuttoMeritoMio, ti scrivo: le parole sono importanti

Questa pagina del Diario di #TuttoMeritoMio è dedicata alle parole: alla loro importanza, alla loro tutela e soprattutto al loro rapporto con la nostra interiorità. A partire da un lucido articolo del professore Ivano Dionigi, presente nell’ultimo Binario 9 e ¾, le profonde riflessioni dei nostri partecipanti sul ruolo etico e salvifico del linguaggio. Scopriamole insieme.

Avere cura delle parole: il pensiero di Ivano Dionigi

Il rapporto tra le parole e la realtà è da sempre il più indagato nella storia delle idee. Il modo in cui attraverso il linguaggio ci relazioniamo alla nostra società e alla comprensione del mondo è una delle peculiarità dell’essenza umana. Cosa accade quindi quando l’interesse e la cura per le parole passa in secondo piano? 

L’incuria delle parole è una delle cause principali della volgarità dei nostri giorni; e parlare male, già lamentava Platone, oltre a essere una cosa brutta in sé, fa male anche all’anima. Costruttori di una quotidiana Babele, avvertiamo il bisogno di un’ecologia linguistica che restituisca alla parola il potere di illuminare, non di nascondere e sequestrare la realtà; che ci consenta di capirci e di leggere il mondo con occhi non affollati da giudizi né offuscati da pregiudizi; che ci insegni, come ad Adamo, l’arte dell’imposizione dei nomi. 

Il destino di un’umanità che non ha cura delle proprie parole è quella di restare muta davanti alle trasformazioni del mondo. A partire da questo monito, sono nate le riflessioni dei nostri partecipanti. 

Comprendiamo la carica positiva e responsabile di «comunicare», cioè di «condividere (cum) la nostra funzione, il nostro dovere, il nostro dono (munus)»? In assenza di tale consapevolezza – direbbe Agostino – blateriamo ma siamo muti.

Il futuro delle parole: le riflessioni dei nostri studenti

Il futuro del mondo dipende dal futuro delle parole. Il possesso e la consapevolezza che maturiamo ci permette di tenere in pugno il reale e di orientarci nel mondo. Non dimenticarsi delle parole assume un vero e proprio valore di salvezza. 

“Chi parla male, pensa male e vive male” il mio commento all’articolo di Dionigi parte, non a caso, da una frase presente nel film di Nanni Moretti “Palombella Rossa” (1989); la parola è infatti ciò che da sempre identifica noi uomini ma oggi le stiamo riservando una grave incuria: mai come adesso l’umanità sembra essersi dimenticata dell’importantissimo ruolo che ha nel comunicare e allora, come afferma Dionigi, ci limitiamo a parlare o meglio a blaterare e improvvisamente il “rifugiato” diventa “clandestino” (ci sono tanti altri sinonimi che azzardiamo, ma questo è sicuramente il più esplicativo). 

Irene M.

E questa possibile deviazione dell’uso empatico delle parole porta a delle conseguenze che non nobilitano la pratica linguistica, bensì la portano verso effetti lesivi. Non incoraggiando invece la tendenza, presente nella natura umana, di avvicinarsi all’altro.

L’essere umano infatti è dotato di questa caratteristica di apertura all’altro, di sensibilità che gli permette di andare oltre i limiti della pura ragione e andare incontro all’altro, di capire, comprendere e provare empatia.

Giorgia. S.

In tal senso, come mostra la riflessione di una nostra studentessa, avere cura del linguaggio non è un’azione priva di complessità. Le parole sono complesse, evolvono proprio come la società. Nascondono molteplici livelli, sono in eterna lotta con il loro significato. Possono ferire, possono salvare. Sono multiformi. Ed è proprio in questa varietà che si realizza il loro potere: quello di avere cura del mondo in cui viviamo. 

Per concludere, dovremmo tenere a mente due aspetti importanti legati alla parola, il fatto che questa possa evolversi per seguire i cambiamenti di una società che si muove alla velocità della luce e far questo non sempre significa distruggere la nostra lingua e, che le parole possono essere pietre, per cui dovremmo sempre pesarle e saperle ‘ragionare’.

Irene M. 

O per dirla con le parole del professor Dionigi: 

Sì, siamo tutti filologi, chiamati a un duplice compito: richiamare dall’esilio le parole dei padri e creare parole nuove per nominare il nostro tempo: scontando il fallimento di ogni parola che muore, testimoniando il successo di ogni parola che vive. Creatura e creatrice, la parola custodisce e rivela l’assoluto che siamo.


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