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    16 Feb 2021

Caro TuttoMeritoMio, ti scrivo: l’arte della distrazione

Nella nuova pagina del Diario di TuttoMeritoMio, torniamo a viaggiare sul binario preferito dei nostri ragazzi: il Binario 9 e ¾ Destinazione Young. Nella seconda newsletter dell’anno, curata dal tutor Raffaele Castagno di IPressLive, molti sono stati i temi significativi affrontati. Tuttavia, uno più di tutti ha colpito l’attenzione degli studenti del programma: l’idea di distrazione. Scopriamo insieme perché, ripercorrendo le parole dei nostri partecipanti.

Un elogio della distrazione: l’articolo di Marco Belpoliti

Tra gli articoli più commentati del secondo Binario del 2021 troviamo l’Elogio della Distrazione di Marco Belpoliti: una riflessione profonda sull’importanza di concedere alla propria mente la possibilità di vagare libera. Partendo dal saggio di Alessandra Aloisi, La potenza della distrazione, l’autore ripercorre la storia di questo concetto. Montaigne, Pascal, Horace Walpole, Wim Wenders. 

Da sempre l’umanità si è posta un semplice quesito: distrarsi fa bene? 

Mi considero una fan della distrazione volontaria. Quando ho bisogno che la mia mente vaghi, quando vedo che non c’è modo di concentrarmi, ad esempio nello studio, esco di casa, prendo la macchina, oppure a piedi, metto un paio di cuffie ed è come se inserissi il “pilota automatico” (figurati, sennò sarebbe grave). Ci sono alcuni momenti in cui la mente chiede libertà, si fa sentire, chiede di essere lasciata vagare. Questo si manifesta con la distrazione dall’attività che stiamo svolgendo, o almeno per me funziona così. Ho imparato che non si può combattere, va ascoltata. Bisogna lasciare che si prenda il suo spazio, bisogna lasciare campo libero alla distrazione, se successivamente si vuole riavere la concentrazione. Fare attenzione alle necessità di distrazione.

G. M. 

Nell’ottica di Belpoliti, così come in molte riflessioni degli studenti, si valorizza la volontà di superare la dicotomia tra concentrazione e distrazione, rafforzando l’idea che l’eccessivo sforzo mentale possa depotenziare la creatività e il benessere della persone. Al contrario, distrarsi e allentare la presa sui propri pensieri potrebbero portare l’immaginazione in luoghi inediti e a idee innovative.

Pensare fuori dagli schemi aiuta le persone ad inventare, trovare nuove soluzioni a problemi trattati sempre nello stesso modo ed è il miglior simbolo di speranza che abbiamo: perché una persona che avrà la mente impegnata per tutto il giorno nel breve periodo è più produttivo, sostituendo la potenza della materia grigia a quella delle braccia, della manualità e dell’automazione in cui trascende, ma una mente sana e con meno stress è una garanzia per una vita sana e portatrice di buone idee, oltre che di altri ragionevoli benefici.

R. L.

Perché distrarsi è importante

I commenti dei nostri ragazzi colgono due punti realmente cruciali del dibattito odierno sul concetto di distrazione. Il primo riguarda una critica di natura socio-economica, basata sull’idea di produttività

Ciò che poi si definisce, positivamente, distrazione, in negativo si potrebbe definire, oltre che assenza di autocontrollo, disciplina, obbedienza, anche assenza di produttività. Si tratta di un termine chiave, questo, poiché smaschera l’irrimediabile collegamento che vi è fra l’orrore della disattenzione e l’orrore moderno che il capitalismo ha per tutto ciò che non è direttamente volto al guadagno.

N. D.

Spesso si interpreta la distrazione come poco funzionale, non orientata al risultato. E in questo universo di senso, la si riconduce ad essere poco più che una debolezza della mente umana. Gli studi sulla cognizione mostrano invece un’altra importante verità: distrarsi è una risorsa. Secondo alcuni, un superpotere. 

Picasso come molti pittori faceva della sua distrazione, del suo viaggio mentale fuori degli schemi una forma d’arte. Basta pensare poi a tutte le scoperte che sono state fatte per caso, dove sicuramente c’era uno studio rigido e attento alle spalle, ma che poi si sono esemplificate solo successivamente ad un momento di distrazione.

L. P. 

La seconda sfumatura colta dai nostri studenti riguarda il fraintendimento per il quale noi scambiamo costantemente la distrazione per una sovrastimolazione del nostro cervello. La critica alle nuove tecnologie spesso si fonda proprio su tale approssimazione. Si crede che i devices ci distraggano, quando in realtà non fanno altro che spostare il nostro focus attenzionale da un punto a un altro. Creano un eccesso di attenzione dinamica, impedendo alla mente di vagare libera. Non ci consentono, dunque, di essere dei ‘distratti assorti’, di coltivare l’arte dell’indugio.

In un commento un partecipante si rimanda al celebre TedTalk di Chris Bailey sul tema, nel quale lo speaker racconta i progressi ottenuti dopo aver cambiato radicalmente le proprie abitudini cognitive.

Il concept principale del discorso è che la nostra mente ha bisogno di rallentare realmente per potersi rilassare, essere produttiva tutto il giorno e pensare a risolvere problemi, trovare soluzioni ed imparare non le è concesso di natura, e quando è costretta a farlo inizia a crearsi un sovraccarico che non le permette di poter vagare fuori dagli schemi. La nostra mente è il riflesso di noi stessi e viceversa, se siamo impegnati a compiere delle attività programmate tutto il giorno non saremo poi in grado di pensare e fare altro, e così anche la nostra mente.

L. P.

In un periodo storico costellato da grandi sfide e forti stress, recuperare il profumo del tempo, come teorizzato dal filosofo sudcoreano Byung Chul-Han, indugiando maggiormente sulle cose, potrebbe fornire soluzioni inedite per l’avvenire. In tal senso, la distrazione potrebbe divenire una pratica attiva della speranza, un metodo innovativo per costruire le nuove strade del futuro. Una strategia per perdersi e trovare ciò che non si credeva di stare cercando. 

A tal proposito, sembrano riecheggiare le parole del celebre scrittore e glottoteta J. R. R. Tolkien, quando scrisse:

“Non tutti coloro che vagano sono perduti”.


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