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    TuttoMeritoMioNews

    16 Mar 2022

Caro #TuttoMeritoMio, ti scrivo: la società della pigrizia, la yolo economy e la libertà

Questa pagina del Diario di #TuttoMeritoMio racconta lo sguardo rivolto al futuro dei nostri partecipanti. Grazie al nuovo numero del Binario 9 e ¾, i nostri talenti hanno espresso le loro opinioni e offerto importanti spunti di riflessione su importanti tematiche attuali, come la yolo economy, le disuguaglianze nel mondo del lavoro contemporaneo e le implicazioni sociali delle nuove tecnologie. Scopriamo insieme i commenti degli studenti e delle studentesse del programma.

La yolo economy: opportunità o svantaggio?

La parola metaverso è dappertutto. Nei progetti di Mark Zuckerberg, nelle discussioni degli amanti del sci-fi, negli articoli di giornale. Così altri termini, come “yolo economy” e “dark store”. L’oggi sembra trasportare negli scenari del domani, assottigliando il confine tra presente e futuro. I nostri partecipanti si interrogano sui cambiamenti della società contemporanea: veloci, imprevedibili, stimolanti. Come cambierà il concetto di lavoro? Le nuove tecnologie stanno rendendo la società “pigra”? Il progresso porta con sé un lato oscuro, promuovendo sfruttamento e discriminazioni sociali? Ascoltiamo le riflessioni dei nostri studenti. 

“Ho scelto di commentare questo articolo per un motivo che si discosta dalla consuetudine: ho scelto questo articolo perché non mi è piaciuto, ma trovo comunque stimolante commentarlo da un punto di vista più critico del solito. Nel titolo e nell’introduzione leggiamo che l’attività del freelance o del libero professionista è una tendenza che riguarda in generale i giovani Millennials e della Generazione Z, una tendenza che sembra stia prendendo sempre più campo e lascia presumere che questi giovani di cui si parla ne siano soddisfatti. Ma qua emerge il primo punto critico: notiamo che tutte le persone e le loro storie portate come esempio dall’autrice sono donne e madri. Dalle parole delle intervistate è emersa la “necessità” di lanciarsi in questo tipo di attività lavorative, più che il piacere e la libera scelta. 

La possibilità di lavorare in smart working rivestendo nuove figure professionali permetterebbe infatti a queste donne di conciliare meglio la gestione della casa e dei figli con il lavoro. Secondo la mia interpretazione dunque questa Yolo Economy non sarebbe solo qualcosa che “piace tanto ai giovani”, ma un’esigenza che riguarda prevalentemente le donne e le madri, da sempre punto debole della società ed automaticamente collegate ai ruoli di cura e domestici (…) Ritengo che il ricorso alla Yolo Economy non sia una soluzione, bensì un oceano che aumenta sempre di più il divario tra i sessi, confermando privilegi atavici degli uni ed il conseguente bisogno di protezione e sottomissione, con annesso spirito di adattamento e sacrificio, delle seconde.” 

I. S. 

Siamo davvero una “società della pigrizia”? 

Le tecnologie hanno la missione di creare dei miglioramenti nella qualità della vita, spesso risolvendo problematiche o dando voce alle esigenze e ai bisogni della società. Ogni mutamento ha tuttavia delle implicazioni, genera altre complessità, dando vita a nuove sfide da dover affrontare.

“Ho scelto di commentare l’articolo del Corriere della Sera – La Lettura, intitolato “La società della pigrizia” di Stefano Montefiori. L’ho trovato un testo molto interessante perché pone l’attenzione sull’altra faccia della medaglia di quelli che sono gli acquisti online e le consegne a domicilio. Al di là della comodità della consegna a domicilio, sia anche la differenza dei costi che spesso c’è tra un prodotto acquistato su un qualunque sito online, rispetto al prezzo che lo stesso prodotto avrebbe se acquistato in negozio. Anche a causa delle scarse possibilità economiche tendiamo ad accontentarci di prodotti di minor qualità ma con un prezzo minore, rispetto a prodotti che costano di più. 

Ciò però che non sappiamo, o forse ignoriamo, è tutto ciò che sta dietro quel click di conferma e di invio. Dietro un semplice tocco ci sono persone che corrono per garantire l’arrivo di tale prodotto in tempi brevi e ci sono casi, come quello raccontato nell’articolo, in cui i prodotti arrivano all’acquirente entro i 15 minuti dal momento dell’acquisto. Ci sono persone sulla loro bicicletta, a piedi o in motorino, che corrono contro il tempo per renderci soddisfatti del servizio. Per garantire questo servizio spesso ci sono dietro persone che, purtroppo, nella maggioranza dei casi, sono sottopagate, con uno stipendio misero che forse non permette loro neanche di arrivare a fine mese.”

C.S.

E ponendo nuove importanti questioni sulle disuguaglianze nel mondo del lavoro contemporaneo e sulle tutele di cui necessita. 

“Se la rapidità può restare un pregio, questa senza dubbio implica che i fattorini sono sottoposti a gravi pressioni per rispettare i brevi tempi di consegna promessi. Ad esempio, comprando su Amazon è possibile avere consegne il giorno seguente all’acquisto, anche quando si tratta di articoli che al momento si trovano in aree piuttosto lontane. Dietro a questo servizio, però, si trova un individuo il cui lavoro non prevede idonee garanzie. In relazione a ciò mi ha colpito e fatto riflettere la parte dell’articolo in cui Chabault, sociologo e docente universitario, ha affermato che “il quick commerce rappresenta il sogno della servitù portato alla disponibilità di tutti”. 

In effetti, questo è proprio ciò che possiamo osservare in quanto i fattorini sono sottopagati, nella maggior parte dei casi non viene loro neanche garantito un mezzo per svolgere le consegne ma sono loro stessi a doversi dotare di biciclette o scooter, e devono svolgere il loro lavoro con estrema velocità. L’unico movente di questo sfruttamento è il poter soddisfare le richieste di noi consumatori in maniera quasi istantanea, alimentando la differenza sociale ed economica tra queste due categorie, da una parte chi ha la possibilità e pretende di ottenere immediatamente ciò che ha acquistato, dall’altra coloro che sono tenuti a esaudire questo desiderio.”

A.T.

Quello che resta della libertà: pensare il mondo nuovo

La libertà nasce e si preserva nel pensiero, nelle idee, nelle relazioni. È a partire da nuovi immaginari e da visioni innovative che è possibile governare e affrontare le sfide del presente. Lo esprime perfettamente il filosofo Edgar Morin, in un’intervista che ha appassionato e colpito i nostri partecipanti. 

“Serve una riconversione mentale totale: imparare a scendere a compromessi con l’incertezza, imparare a vedere la complessità, cercare di scendere a compromessi con la complessità. Dobbiamo costruire una comunità dal destino condiviso.” 

Aprendo riflessioni profonde sull’urgenza di ripensare il nostro modo di esistere nella società.

“Mi domando quali siano le basi per riformulare il nostro modo di pensare, quali gli strumenti, quali i fini. E a queste domande rispondo così: dobbiamo sottrarci ad ogni logica economica di pura convenienza, quantomeno egoistica. Il nostro pensiero non si deve basare sul fornire una possibile migliore risposta ad una possibile reazione dell’altro/degli altri, bensì sulla possibilità di offrire qualcosa agli altri a priori, senza aver bisogno di ricevere nulla in cambio, un po’ come un regalo. 

Quali sono gli strumenti che abbiamo? Sicuramente le discussioni, i confronti diretti che devono essere incentrati non tanto nel difendere la propria posizione, bensì nel comprendere quella altrui, nel poter essere attività generatrice di nuovi concetti o idee, che possano essere alla base di progresso morale/umano. Quali sono i fini? Accettare che siamo tutti legati all’altro in questo piccolo mondo e vivere in una società conviviale.”

M. Q. M. 

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