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    TuttoMeritoMioNews

    4 Mar 2022

Caro #TuttoMeritoMio, ti scrivo: il valore di una guida 

Questa pagina del Diario di #TuttoMeritoMio inizia con la storia di due icone femminili: Elena Ferrante e Jennifer Doudna. Il loro percorso è stato raccontato ai nostri partecipanti all’interno della newsletter Binario 9 e ¾. Un filo rosso collega la misteriosa autrice italiana, amata e tradotta in tutto il mondo, con la promettente scienziata, celebre per le sue scoperte sul Dna: il coraggio di seguire le proprie passioni, nonostante gli ostacoli. A partire dal racconto di due casi internazionali di successo, scopriamo le riflessioni dei nostri studenti e delle nostre studentesse sull’importanza di avere figure guida e sul potere che hanno nella formazione dei giovani talenti. 

Da Elena Ferrante a Jennifer Doudna: l’importanza di superare gli ostacoli

Elena Ferrante a tredici anni già voleva scrivere racconti. Un suo insegnante le rispose tuttavia con durezza: “Racconti? E con quale faccia tu, a tredici anni, mi vieni a dire: non studio perché voglio scrivere racconti?”. Da questo episodio, che le regalò molte consapevolezze e un certo senso di sfida, parte il racconto della scrittrice sul suo passato e sul percorso che l’ha resa una delle voci più autorevoli della letteratura italiana contemporanea. L’articolo, presente nella newsletter Binario 9 e ¾ Destinazione Young di dicembre, è stato uno dei più amati dai nostri ragazzi.

Jennifer aveva 11 anni quando disse di voler intraprendere gli studi scientifici. Suo padre le aveva regalato “La doppia elica”, il libro dove il biologo James Watson racconta l’avventurosa scoperta degli acidi nucleici. A scuola le risposero che erano “inadatti alle ragazze”. Non si è mai arresa e Jennifer Doudna nel 2020 ha vinto il Premio Nobel per la Chimica grazie alle sue fondamentali ricerche sul DNA. La sua storia, sempre valorizzata all’interno del Binario 9 e ¾, mostra un caso potente di empowerment e determinazione al femminile, in grado di segnare la via per superare il gender gap nelle discipline scientifiche e costruire un futuro più equo, paritario e inclusivo. 

Il valore di una guida: i commenti dei nostri partecipanti

Le storie che abbiamo citato mostrano un aspetto centrale all’interno della riflessione sul ruolo dell’istruzione nella formazione e realizzazione di progetti personali: il ruolo di una guida. La scuola, gli insegnanti, i tutor rappresentano degli snodi cruciali per il prosperare delle passioni e dei sogni. In quest’ottica, i nostri partecipanti hanno dato vita a riflessioni importanti su educazione, crescita personale e pedagogia. 

Non ho potuto non pensare all’enorme influenza che hanno su di noi gli insegnanti, così come i genitori, e più stima abbiamo di un  professore o una professoressa e più questo potrà deluderci o ferirci. I professori ci formano, nel bene e nel male; è la loro passione a farci amare o meno la materia che insegnano, sono i loro sguardi umani e comprensivi a  farci  sentire accolti  dal  mondo  e  sono  proprio  loro  a  poterci  spronare nell’inseguire  i  nostri  sogni. (…) In poche  parole,  la  figura  di  un  professore,  ha  il potere  di  influenzare  il  futuro  degli  studenti che incontra.

(I. M.)

Dopotutto, se è vero come disse il giornalista Beppe Severgnini, che l’insegnante è un minatore di talento, allora il suo ruolo diviene determinante nella formazione dei talenti individuali.

Penso a quanto sarebbe stato diverso se il professore di Elena Ferrante le avesse detto: “Elena, sono felice di questo tuo sogno, ma sta attenta a non farti inghiottire, scrivere non è facile, è una vocazione altalenante, ho fiducia nel fatto che tu possa riuscirci. (…) Spero che questo  articolo  possa  arrivare  a  tanti  ragazzi  e  ragazze demotivati,  che  si sentono  dire  che  il  loro sogno non vale abbastanza o, peggio ancora, che loro non sono abbastanza e “con quale faccia?”ci provano: la vita è una sola e passa in un lampo, abbiamo il diritto e il dovere di essere felici e pieni di ambizione verso i nostri sogni.

(I. M.) 

E anche nel porli davanti a delle verità spiacevoli, sfidando quello che Dostoevskij indicava come l’orgoglioso entusiasmo dei giovani.

Il docente non ha semplicemente intimato di “non scrivere” all’alunna, come il titolo dell’articolo potrebbe indurre a pensare, egli ha infatti evidenziato come l’atto dello scrivere non possa prescindere dallo studio. Per l’insegnante, dunque, scrivere non può e non deve essere una sostituzione allo studio, ma un’integrazione. Questo non lo dice, ma si può ragionevolmente ipotizzare che un professore di lettere non voglia censurare a prescindere ogni inclinazione nei confronti della scrittura, quando questa sia un passatempo e non leda il percorso scolastico.

(I. M)

E mettendo in discussione l’unicità monolitica delle narrazioni sull’identità.

Infatti, il giudizio del professore è come se avesse sgretolato le certezze di una tredicenne sicura di chi fosse e di chi volesse diventare, della sua identità e delle sue aspirazioni. La perdita di tale coesione in primo luogo la spaventò ma, crescendo, l’autrice ammette di aver realizzato quanto debole fosse l’identità, e di aver utilizzato questa rivelazione come nutrimento dei suoi racconti. (…) Nella realtà, le persone non hanno una sola immagine, non sono coerenti ma sono fragili nella loro identità. Sempre a causa della consapevolezza della mutevolezza umana, l’autrice non vuole darsi un volto.

(A.T)

Il percorso che permette ai giovani talenti di seguire le proprie passioni non è quasi mai lineare: è ricco di ostacoli, di sfide, di momenti di difficoltà. È in questi attimi che si fortifica la conoscenza e, soprattutto, la consapevolezza di sé. In questo viaggio, le figure guida hanno il duplice valore di incoraggiare e limare l’entusiasmo dei ragazzi. Cercando di perseguire quello che lo scrittore Robert Musil recrimina alla società contemporanea: guadagnare la realtà, senza mai perdere il sogno. 


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