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    TuttoMeritoMioNews

    6 Set 2022

Caro #TuttoMeritoMio, ti scrivo: ci manca la noia?

Questa pagina del Diario di #TuttoMeritoMio è dedicata alla noia. O, più precisamente, alla sua presunta mancanza. A partire da un’intervista alla scrittrice e giornalista americana Pamela Paul, autrice del libro 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet, Enrico Franceschini mostra l’importanza di una riflessione sulle sensazioni e i comportamenti che l’evoluzione dei media ha allontanato dalle nostre vite. Da questa lettura del nuovo binario 9 e ¾ nascono le riflessioni dei nostri studenti. 

Cosa abbiamo perso per colpa di internet: una riflessione sulla noia

Dal cinema, alla letteratura, al teatro e alla filosofia. La noia è sempre stata uno degli stati esistenziali dell’uomo più sondati, temuti e accolti dalla riflessione del pensiero umano. Le trasformazioni tecnologiche, l’evoluzione cognitiva e i nuovi rituali socio-culturali hanno radicalmente mutato l’esperienza della noia. Questo è l’oggetto dell’analisi dell’intervista a Pamela Paul, che racconta la propria fascinazione per un’epoca pre-digitale. 

“Ammetto che per temperamento sono nostalgica. Non sostengo che si stava meglio in un mondo più povero, arcaico e poco tecnologico, ma ho più curiosità a guardare indietro, a come eravamo, che avanti, a come diventeremo. Perciò, parlando del web, mi interessa meno esplorare il futuro di Internet, che ricordare a tutti come si viveva prima della rivoluzione digitale. E per certi aspetti secondo me non era poi male”. 

E per il bagaglio di significati, riti e sensazioni che avvolgevano un’altra epoca. La velocità della tecnologia rende rapide anche le trasformazioni e i loro effetti. Ciò che in un momento sembra la quotidianità, cinque anni dopo appare come un episodio distante e lontano dalla plausibilità degli eventi. 

Qualcosa è cambiato. Gli stimoli, la gestione del tempo, l’attenzione. L’esperienza universale dell’attesa e della solitudine. Quando la noia avvolgeva gli esseri umani, li stringeva nel momento presente, molte distrazioni non erano presenti. Nessuno smartphone, nessun computer, nessuna mappa online poteva guidarci nella gestione degli attimi di confusione, noia e pesantezza. Come in ogni trasformazione, il nuovo produce una perdita. Un universo di sensazioni che non trova più una propria attualità nel mondo presente e che l’autrice rimpiange chiedendosi se sia una rinuncia che ha portato un beneficio oppure no. 

La nostalgia, il futuro e il tempo: i commenti dei nostri partecipanti  

Le parole dell’autrice aprono il dibattito dei nostri studenti e delle nostre studentesse sulle tematiche dell’innovazione digitale e delle trasformazioni socio-culturali che ha portato con sé, ponendo in essere una prospettiva critica e dialogica nei confronti della posizione dell’autrice. 

In primis, nell’intervista viene fatta passare l’idea che nel mondo odierno sia possibile vivere senza internet e senza social, opinione fondamentalmente errata, dato che quella di iscriversi e restare attivi su una piattaforma social resta una scelta del singolo individuo. 

In secondo luogo, la scrittrice, parla in maniera nostalgica di dinamiche sociali che vengono descritte come se fossero ormai perse. Anche questa è un’alterazione della realtà, perchè, facendo un esempio che si ricollega all’intervista, anche oggi è normale instaurare rapporti coniugali senza usare piattaforme come tramite, così come è normale farsi foto venute male o spedire cartoline. 

Stimolando anche una riflessione sull’esperienza stessa della noia nella società contemporanea. 

Sarebbe quindi più giusto parlare di una diminuzione del rateo con il quale queste pratiche avvengono, d’altronde è normale, la società si adegua ai tempi che corrono. Per concludere vorrei esprimere il mio disappunto con il titolo stesso dell’articolo, infatti credo che oggi, dato il grande quantitativo di stimoli a cui tutti siamo sottoposti, sia ancora più semplice annoiarsi, perchè, anche se potenzialmente ci sono più attività da svolgere, è anche vero che è più facile perdere interesse in esse, tornando quindi punto e a capo, ovvero cercando disperatamente qualcosa da fare.

O. B. 

E connettendola alle importanti tematiche sociologiche della produttività e della performance.

Nell’articolo vengono esposti punti interessanti, di cui il più rilevante è a mio parere la questione della produttività: nell’era digitale la noia è bandita, ogni momento di potenziale inattività sostituito da immersioni nei social che però consistono (spesso) in un’apparente produttività, trattandosi più che altro di fruizioni superficiali e passive dei contenuti.

Il focus principale dei nostri studenti è costituito dalla volontà di riconcepire la noia e di non qualificare negativamente le scoperte tecnologiche della contemporaneità.

Tuttavia, ritengo che come fruitori abbiamo modo di controllare il nostro vivere in un ambiente digitale:in tal senso, un’educazione digitale dovrebbe oggi giorno essere considerata imprescindibile, permettendo di sfruttare al massimo le risorse digitali senza che queste ci assorbano completamente. 

Non mi trovo inoltre d’accordo sulle realtà “perdute” che l’autrice menziona: molte delle situazioni descritte sì sono cambiate per via dei media, ma i modi di comunicare e vivere in società non sono mai rimasti uguali a se stessi nei secoli e mai lo rimarranno per il semplice fatto che la società si evolve continuamente e con essa anche il modo di vivere le relazioni con le cose e con gli altri.

B. S.

Concludiamo con una profonda frase di un nostro partecipante, che descrive la noia come ingrediente necessario per la creatività:

La noia è insomma uno degli ingranaggi per la macchina della creatività: un ingranaggio necessario che rende possibile gestire il ritmo del costruire e dell’inventare.


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